
Problema: i comportamenti a rischio contribuiscono alle principali cause di morbilità e di mortalità tra i giovani e gli adulti. Ne deriva che nell’interesse individuale e collettivo dovrebbero essere sorvegliati e contenuti negli effetti.
E’ basilare disporre dei dati per potere sapere davvero cosa si debba prevenire. Nel nostro paese i dati sono scarsi: bisogna usare quelli di paesi che ne dispongono per avere almeno una stima. Negli Stati Uniti esiste il Behavior Surveillance Youth Risk System (YRBSS) che controlla sei categorie di priorità per il rischio della salute.
Leggi tutto: Comportamenti a rischio giovanili e Behavior Surveillance Youth Risk System (YRBSS)
Che la nostra società soffra per i (molti) fattori di disgregazione è evidente ed a tutti noto. La violenza ne è al contempo causa ed effetto. Cosicché la violenza familiare dilaga nella nostra società. Le cronache non sono avare di notizie quando accadano episodi efferati.
Diverso invece è il caso della violenza quotidiana, banale, che ferisce ed offende nella silenziosa quotidianità.
Vediamo un dato. Negli Stati uniti sono circa 676.000 i bambini che ogni anno soffrono di maltrattamento. Tanti sono i casi che diventano oggetto di segnalazione ai servizi ed ai tribunali. Il 2% dei minori soffre per abuso fisico, psicologico o sessuale o per abbandono e negligenza.
Adesso prendiamo un altro settore di ricerca. “Eventi traumatici nell’infanzia sono documentati nelle storie di almeno il 98,6 per cento dei giovani delinquenti”, ha detto Macy dell’APA.
Evidentemente c’è qualcosa che non va. Oggi si cerca di reprimere la violenza dei giovani che però sono stati (più che spesso) maltrattati. Non sarebbe meglio curare prima il loro trauma?
Dovremmo smettere di chiederci, cosa c’è di sbagliato in questo giovinastro? Per porci la domanda: che cosa gli è successo?
Leggi tutto: Meglio aiutare a crescere sani o punire un giovane sociopatico?
Una collega mi ha fornito una serie di dati che mi paiono di enorme interesse. Non sono dati del nostro paese ma non disponendo da noi di una quantità di dati neppure larvatamente simile, quel che mi ha offerto illumina un settore delicatissimo della vita umana che provoca gravi conseguenze sugli individui e sulla collettività: ergo lo scrivo.
E’ un tema delicato di cui può essere difficile parlare ma che merita di essere chiarito, ripeto, nell’interesse generale della nostra collettività e per la protezione della salute degli individui.
Stiamo vivendo un’epoca di straordinari cambiamenti. La rivoluzione tecnologica e delle comunicazioni, oltre ai cambiamenti dei mercati della finanza e del lavoro, provocano radicali mutazioni degli stili di vita individuali e di gruppo. Nessuno è preparato alle nuove emergenze. Stiamo vivendo un’epoca di apprendimenti in tutti i campi: imparare ad essere genitori oggi, a stabilire relazioni significative, a rispettare l’ambiente, a riorganizzare la vita, a crescere.
Dobbiamo re-imparare a vivere se vogliamo rispettare l’ambiente, se vogliamo fare scelte economicamente sobrie e sagge, rispettare il consumo di energie, mangiare in modo sobrio, allevare i figli in questo trasformato panorama, ma anche imparare in epoca di internet, usare i nuovi media. Sembra che non si sappia più fare niente: tutto o quasi, va ripensato.