
Ancora un giorno dedicato alla lotta alla droga, ma servirà a qualcosa?
Ci vorrebbe un forte richiamo a non farne uso. Ma qualcuno sentirebbe?
Nonostante la straordinaria quantità di iniziative messe in campo dai servizi, dai Comuni e dalle scuole, i consumi crescono; e tutte le previsioni ci dicono che continueranno a crescere anche nei prossimi anni. Tutti ormai notano che vi è una straordinaria corrispondenza fra i consumi di droghe ed i cosiddetti «nuovi stili di vita» improntati alla smania del successo o all’esaltazione del piacere che pure hanno tanti adepti in tanti strati della popolazione e non certo solo tra gli adolescenti o tra i disagiati. Tutti hanno sotto gli occhi l’incredibile offerta di sostanze che ormai ha le caratteristiche di un moderno supermercato: i grandi sforzi delle forze di polizia ci fanno scoprire centrali dello spaccio, laboratori, depositi di chili e chili e di “roba”. Ma se non ci fosse la domanda, a volte impetuosa di droghe, le strategie di marketing fallirebbero.
Invece la domanda c’è e cresce: questo è il problema .

Il primo agosto del 2005 rimarrà nella memoria. Finito di lavorare Lee Seung Seop fece un salto all’Internet café. Viveva a Seul in Korea. Cinquanta ore dopo il riparatore di caldaie di 28 anni ebbe un arresto cardiaco. Aveva fatto una baldoria di gioco su Internet senza mai fermarsi né per mangiare nè per dormire.

(NdR: la pubblicazione di questo lavoro è stata a lungo valutata. L’oggetto sembra non completamente attinente con le aree di interesse di P/D. In realtà l’esatta rilevazione dello stato di chi si dichiara avere subito abuso è attinente, eccome!, con le dipendenze. Il restauro della dignità individuale che può essere operato con un buon ascolto delle vittime di abuso rientra a pieno titolo tra le attività di prevenzione secondaria delle dipendenze, e non solamente, che sono tra gli esiti a distanza più probabili delle storie di abuso; ma anche l’imparare a discriminare tra dichiarazioni attendibili e no è un patrimonio tecnico che sarebbe bene acquisissero tutti gli operatori delle dipendenze troppe volte strumentalizzati da assistiti fraudolenti; ed infine l’imparare a guardare oltre la storia di dipendenza ed allargare lo sguardo alla violenza che può accadere in famiglia o fuori dovrebbe fare parte della pratica quotidiana di ogni servizio per le dipendenze. Tenuto conto di questi elementi ci è parso che l’articolo fosse di grande interesse per P/D. Seguiremo anche in futuro questa linea di studio e di apprendimento)
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Un rifiuto di amore può provocare un profondo senso di perdita ed avere una serie di effetti negativi.
A dircelo è un gruppo di ricercatori guidati da Helen Fisher e che lavorano presso il Dipartimento di Antropologia della Rutgers University di Newark e dei Dipartmenti di Neurologia e Neuroscienze dell’Einstein College oltre che del Dipartimento di Psicologia della State University di New York.

Chi ricorda il sogno del ’68, sa delle attese di scuole senza più élite o diversi e della salute finalmente ridata a tutti, anzi nelle mani di tutti nei comitati sociali di gestione. Un sogno simile era apparso durante la Rivoluzione francese quasi 200 anni prima: mai più ospedali, mai più malati.
La rabbia per le ingiustizie e le diseguaglianze si esprimeva nel desiderio di essere tutti uguali, nasceva come un urlo nella foresta umana dilaniata da feroci lotte di potere.
Di quelle ideologie oggi rimane qualcosa laddove l’OMS indica l’esigenza di lottare contro lo Stigma o contro le determinanti di salute che generano laceranti differenze che si ripercuotono in danni per tutti o laddove indica l’empowerment come chiave cruciale di sviluppo delle relazioni terapeuta – utente non più a-simmetriche.