Parlare delle (tremende e spaventose) notizie che girano

 

In mondo ormai interconnesso circolano continuamente notizie e molte sono davvero tragiche. I media le scodellano a ripetizione, le enfatizzano: le fanno diventare frastornanti.

Per i piccoli sapere delle notizie aiuta a sentirsi grandi: sono un'esperienza educativa positiva, ma quelle tragiche possono essere molto destabilizzanti.

Disastri, omicidi, attentati, devastazioni ambientali possono generare squilibri emotivi anche molto seri. Le immagini poi sottolineano ancora di più i drammi. Nella mente di un bambino possono prendere corpo paure tragiche. Il mondo che ti circonda non è bello e da scoprire ma diventa un condensato di paure terrorizzanti.

Cosa può fare un adulto?

può limitarsi a tacere, a fare finta di non avere visto? può cercare di stoppare il flusso di cose cattive facendo censure? oppure lasciare che ognuno si gestisca i propri vissuti?

Certo che no. Il genitore competente, l’adulto educatore, deve parlarne, deve saperlo fare.

Ma come farlo?

Può essere tutt’altro che facile. Tante volte è l’adulto stesso ad essere impaurito, confuso.

Per calmare i timori dei bambini circa le notizie disastrose, i genitori dovrebbero essere pronti a spiegare con le giuste parole la verità dei fatti; va raccontato quel tanto di verità che basta ad un bambino per calmarsi. La chiave di lavoro è essere onesti ed aiutare i bambini a sentirsi ben protetti e al sicuro. Non c'è bisogno di scendere in dettagli scabrosi che il bambino non solo non è capace di comprendere ma che non è neppure interessato ad avere. Gli serve sentire il suo adulto di riferimento ben presente e sicuro, protettivo. Se lo sente sicuro lui, si sente sicuro anche il bambino.

Molti dei disastri non sono prevedibili, di alcuni come ad esempio un disastro naturale, non si può neanche larvatamente immaginare di controllarli. Allora bisogna dare dimostrazione di sapere stare vicini, calorosamente, ai propri bambini dando spazio alle loro paure condividendole: le si accoglie e li si incoraggia a parlare apertamente di ciò che li spaventa.

Se ci sono ragazzi più grandi non basta più avere solo un atteggiamento di accoglienza  e di protezione. Sono meno propensi ad accettare una spiegazione semplice. Della morte come della nascita o del Natale non si parla con loro come si parla a un piccolo di 6 o 7 anni. Cominciano a capire il mondo a modo loro, sono critici, a volte ipercritici. In loro sta crescendo un certo scetticismo per le notizie. Chi è che le produce?

Questo atteggiamento a tratti prudente a tratti disinibito e strafottente serve anche a mascherare le ansie che quelle storie potentemente innescano. All’inizio dell’adolescenza molti sono sbruffoncelli e faticano a fare trapelare di avere paura. Se però ascolti un ragazzo già grandicello infastidito da una storia, da una notizia, aiutalo. La disponibilità di un adulto ad ascoltare lancia un messaggio potente. C’è sempre più bisogno di adulti capaci di interagire coi ragazzi partendo dalle loro paure e dai loro sogni interrotti. Con gli adolescenti ci si può permettere di ampliare la critica e di gettare ipotesi. Ad esempio non è male incoraggiarli a prendere in considerazione perché una storia spaventosa o inquietante viene ripetuta e ripetuta: serve per aumentare l’audience del programma? il sensazionalismo è innescato da giornalisti spregiudicati e con pochi scrupoli? oppure quella notizia è veramente di estremo interesse? In questo modo, una storia inquietante può essere trasformata in una occasione di discussione interessante sul ruolo e sulla missione della notizia. Aiuta i ragazzi a leggere dentro e dietro alle cose. Si parla così sia del fattaccio che dei modi di comunicazione e sui processi di formazione dei pensieri e delle idee. Comunque l’attuale estrema concentrazione di situazioni drammatiche di varia origine richiede uno sforzo straordinario agli adulti educatori.