Commento al libro Gallese Vittorio e Morelli Ugo, Cosa significa essere umani? corpo cervello in relazione per vivere nel presente, Raffaello Cortina editore 2024

Un libro davvero strano, molto semplice e molto complesso allo stesso tempo.

Semplice perché il modo con cui è scritto è a tratti addirittura conversazionale senza cioè la ricerca di un linguaggio raffinato ma anzi puntando a parlare immediatamente al cuore del lettore

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Complesso perché per poterlo gustare occorre avere una formazione e una conoscenza molto vasta perché i rimandi ad autori a ricerche a studi fatti in diversi campi sono straordinariamente numerosi e quindi prescinderne dalla conoscenza significa averne una lettura piuttosto parziale.

Ma è complesso anche perché partendo dal funzionamento della mente umana e dalla biologia dell'essere umano si estende progressivamente al suo sistema relazionale e via via ai sistemi sociali fino ad abbracciare la politica la storia la fisica i rapporti con la natura e alla fine con l'universo applicando quindi il criterio di lettura del biologico allo spazio di tutte le discipline senza escludere neppure l'arte e l'architettura.

Noi esseri umani siamo corpo cervello mente in relazione.

Sono i processi di relazione, l'intersoggettività, a fondare l'individuazione mediante i quali ognuno di noi diviene quello che è quindi errato immaginarsi di essere quello che si è partire da lì da sviluppare le relazioni ma è esattamente l'opposto il percorso che viene seguito nella formazione dell'individuo.

Pertanto la dimensione storica fa sempre da cornice a ogni discorso biologico. Non esistono marker che possano “fermare il quadro” diagnostico, clinico o, anche evolutivo e pedagogico.

Vedendo come si muovono i feti gemellari si osserva la capacità di controllare, già a partire dalla 16ª settimana di gestazione, il proprio motorio in modo da rispettare di più il gemello di quanto non sia per le pareti.

La relazione madre feto è improntata a un rapporto reciprocante così come la mamma alleva il feto il sito a sua volta trasforma il corpo della madre e la sua psiche, Ammanniti 2014.

Per mantenersi biologicamente in vita per noi esseri umani è centrale non solo stasi cioè la capacità di movimento e scambio fra interno ed esterno ma anche l'allostasi reciproca, rivoluzione tra sé e l'altro da sé.

È errato vedere i processi cognitivi come la parte centrale di rielaborazione degli stimoli ricevuti da input che vengono trasformati in successive reazioni; è sbagliato questo modello in tutto: azione e percezione sono due facce della stessa medaglia sono l'ingrediente essenziale di ciò che chiamiamo cognizione.

Tutto nasce dal movimento.

La cognizione è un fenomeno olistico.

La regola secondo cui opera il cervello non è quella della modularità di massa ma il contrario quella della multimodalità data la presenza pervasiva nel cervello di neuroni che integrano più di una modalità sensoriale.

Noi siamo la vera specie mimetica in quanto il meccanismo di rispecchiamento nell'uomo non è limitato agli atti realizzati per conseguire uno scopo come offrire noccioline rompe per portare la bocca morde masticare su chiare eccetera nella nostra specie il meccanismo

Nella nostra specie il meccanismo di risonanza è motoria e applicata a tutti i movimenti anche i movimenti apparentemente gratuiti privi di scopo come saltare o alzare un dito.

I meccanismi di rispecchiamento in simulazione corporea sono fortemente modulati da fattori individuali etnici e culturali.

Provare il dolore è molto diverso da vederlo provare all'altro e infatti il nostro cervello si comporta in modo simile ma non identico quando il dolore lo proviamo noi rispetto a quando il dolore lo vediamo provare all'altro.

Il paradosso della relazione se altro se si vuole e che io rimanete eppure si trasforma costantemente in quell'io che emerge in relazione all'influenza esercitata dall'altro.

Se le proprietà costitutive sono una conditio sine qua non perché emerga qualcosa quello che emerge non è poi necessariamente immediatamente riducibili alle proprietà costitutive dobbiamo renderci conto che il semplice nel complesso è il complesso e nel semplice è che non c'è possibilità di ridurre la trascendenza della proprietà emergente spiegandolo totalmente con la proprietà costitutiva.

Alla faccia della ricerca del gene di una caratteristica o di un'altra.

Le credenze che per comprere un sistema complesso adattativo qual è un sistema vivente è necessario considerare le relazioni tra gli enti e non solo gli enti.

Gallese è contrario all'enfasi oggi pervasiva nelle neuroscienze cognitive di parlare del cervello come macchina computazionale predittiva, come macchina programmata per ridurre i consumi energetico emetterci nelle condizioni di anticipare il più possibile quello che verrà anche se questa è una lettura possibile è anche plausibile da un punto di vista adattativo contiene però un determinismo che non tiene conto della dimensione casuale stocastica del funzionamento di un sistema dinamico complesso come il cervello il cervello e la mente sono irriducibili senza la contingenza.

La contingenza non è un'attenuazione del determinismo a opera del caso, ma è sostanzialmente la modalità con cui in un preciso momento la combinazione dei fattori si dà a partire da quello che quei fattori sono e in rapporto a quelli che possono esprimere.

All'interno delle potenzialità delimitate dai vincoli c'è la libertà.

Noi siamo costitutivamente proiettati verso quello che non c'è e questo essere proiettati verso quello che non c'è è il contrario di una mente il cui unico lavoro e prevedere che tempo farà domani.

C'è quindi bisogno di una ridefinizione semantica del concetto di  Vincolo.

Noi esseri umani siamo quello che siamo in quanto attendiamo costantemente alla ricerca di un significato.

Il processo di individuazione che permette di distinguere l'individuo proviene da uno spazio noicentrico originario un'individuazione non avviene in maniera arbitraria ma avviene sulla base di una rassomiglianza di famiglia soprattutto corporea attraverso il fenomeno della imitazione per il natale e successivamente nell'interazione intersoggettive

Appena dopo la nascita siamo di fronte a uno spazio noi centrico che permette a noi primati di ingaggiare chi si prenderà cura di noi mostrando di rispondere in modo simile al suo agire è l'inizio di un vincolo profondo che per noi umani si consolida di mesi e anni a venire.

Viviamo dando per scontato un bagaglio di certezze implicite e condivise su noi stessi e sugli altri nostri simili; le memorie implicite di cui ha scritto Mauro Mancia nel 2006 queste certezze implicite sono componenti essenziali dello spazio noicentrico indispensabili per una condivisione di senso e per costruire l'evidenza naturale del mondo.

Come avviene il passaggio da una dimensione simbiotica a una relazionale dando vita a un processo di differenziazione? Dall'ambiguità come spiego Bleger nel 1996

Viviamo dando per scontato un bagaglio di certezze implicita e condivise su noi stessi e sugli altri no Simi le memorie implicite di cui parlo Mauro Mancia 2006?

Queste certezze implicite sono componenti essenziali dello spazio noi centrico indispensabili per una condivisione di senso per costruire l'evidenza naturale del mondo?

L'altro, l'altra persona, non è mai totalmente trasparente; c'è sempre una percentuale invisibile e irriducibile, di non detto, di residuo, di inspiegabile, che è quella che poi di fatto rende affascinante e drammatica la relazione con l'altro.

Siamo sempre e comunque nella approssimazione che è un carattere distintivo della nostra vita.

Per gli esseri umani esiste consapevolmente solo ciò che viene messo a fuoco con la attenzione.

Il senso c'è lo da quello che viene messo a fuoco; che però non è quello che esiste che è di gran lunga maggiore, ma che al di là delle nostre capacità mnestico cognitive e attentive.

Ciò che fa sì come caratteristica distintiva di Homo sapiens che si è animali, che non si coincide mai con se stessi, come ha sostenuto il filosofo Helmuth Plessner: siamo asimmetrici rispetto a noi stessi; e questa posizione asimmetrica deriva dal linguaggio.

Rizzollatti e collaboratori negli anni '80 hanno definito cos'è un atto motorio: è un movimento realizzato per conseguire uno scopo.

Quello scopo non è mappato da un'altra parte del cervello, nella corteccia prefrontale: Ma è parte nel sistema motorio stesso che mappa l'esecuzione dei movimenti in termini poli, cioè con differenti scopi.

Le aree motorie mappano lo scopo dell'azione e non semplicemente il movimento.

L'azione è una serie di atti motori che vengono concatenati per conseguire uno scopo distale.

Noi esseri umani quindi per default attribuiamo intenzioni motorie alle azioni che vediamo eseguire dagli altri sulla base della caratteristica cognitiva del sistema motorio.

Il sistema motorio non mappa solo lo scopo di un atto motore, ma, raccogliendo, di mostrare anche una concatenazione di atti motori che costruiscono un'azione suggerendoci non solo cosa stia facendo un altro ma anche perché lo fa.

Il sistema motorio mappa non solo il motivo per cui si esegue un movimento cioè un atto motore ma anche una concatenazione di atti motori in sequenza per conseguire uno scopo di stare cioè prendere per fare cose diverse.

Questo vale della relazione sociale perché come abbiamo appena illustrato caratteristiche identiche sono state scoperte anche a carico del sistema dei neuroni specchio.

La mappa del mondo peri personale circostante è una mappa ancorata al proprio corpo.

I neuroni che controllano il movimento di orientamento verso o di evitamento da un particolare oggetto nello spazio peri-personale sono riutilizzati anche per mapparne la presenza. Sono in grado addirittura di anticipare la velocità con cui uno stimolo si avvicina; maggiore velocità con cui un oggetto si avvicina al corpo, più precoce (e veloce) la segnalazione che viene fatta dai neuroni.

Il sistema motorio può attivarsi senza che ne consegua alcun movimento non solo quando serviranno i movimenti altrui ma anche quando immaginiamo i movimenti, la loro simulazione, si lega così anche il concetto di immaginazione. Quindi immaginare di fare è simulare di fare, immaginare di fare come vedere e immaginare di vedere condividono buona parte delle risorse neurali

Parlo di practonia cioè di una conoscenza che determinata dalla potenzialità del corpo.

Vi è l'evidenza che ogni apprendimento e apprendimento tramite l'esperienza.

Se l'intelligenza è movimento, allora bloccare il movimento in un percorso educativo non pare la mossa migliore.

L'obiettivo fondamentale che abbiamo di fronte a fare evolvere i processi educativi da un'educazione basata sull'insegnamento a un'educazione basata sull'apprendimento.