L’apprendimento è molto interessante, molto. Intanto cosa significa? significa adattarsi il più in fretta possibile a condizioni imprevedibili.
L'apprendimento permette al nostro cervello di cogliere un pezzo di realtà che in precedenza gli era sfuggito.
Il cervello cerca regolarità su scale sempre più grandi, sia nel tempo che nello spazio. Opera in modo bayesiano.
Imparare significa scoprire una gerarchia di indici appropriati al problema.
Le basi genetiche consentirebbero di imparare qualsiasi lingua madre, ma si impara solo la lingua della madre fin dalla nascita. Un bambino preferisce ascoltare la propria lingua madre piuttosto di una lingua straniera. Dal 3º trimestre in gravidanza il feto già
sente.
Fin dalla nascita il bambino distingue la maggior parte delle vocali e delle consonanti di tutte le lingue del mondo
Grazie alle influenze dell'ambiente si specializza fortemente durante tutto il primo anno di vita.
Penso che innata è la predisposizione - istinto ad imparare una lingua qualunque essa sia.
Un istinto così irrefrenabile che il linguaggio fa la sua comparsa spontaneamente nel giro di poche generazioni negli umani a cui manca.
Già a 2 mesi quando un bambino sente frasi nella sua lingua nativa attiva già le stesse regioni cerebrali che si attivano nell'adulto.
Si credeva che ci fossero esperienze integrative in cui il cervello del neonato mescolerebbe udito visione tatto gusto e che ci vuole un po' di tempo per separare queste modalità; ma oggi sappiamo che questa teoria è sbagliata.
Fin dalla nascita l’udito attiva le aree uditive, la visione le aree visive, il tatto le reti tattili senza che vi sia bisogno di impararlo in nessuna maniera.
L'attività nervosa rafforza circuiti che hanno funzionato bene già in passato
La regola di Hebb: i neuroni si coattivano, che significa si connettono.
Il cervello non registra indiscriminatamente tutti gli eventi della nostra vita; solo gli episodi che ritiene più importanti sono impressi nelle nostre sinapsi.
Quando ci sono degli episodi che sono giudicati sufficientemente sorprendenti dai sistemi emotivi da cui vale la pena di essere immagazzinati in memoria ma come sono registrati i neuroni che formano un gruppo fortemente attivato si modificano esprimono nuovi geni; modificano la forza delle loro connessioni, a volte ne formano di nuove.
Questi cambiamenti costituiscono la base fisica dell'apprendimento; costituiscono il substrato della memoria.
La memoria non è quindi qualche cosa che coinvolge una singola regione del cervello. La memoria è ovunque perché ogni circuito è in grado di modificarsi in risposta a una configurazione frequente di attività neurale.
Ma non tutti i circuiti giocano lo stesso ruolo sebbene la terminologia rimanga poco chiara e continui a evolversi i ricercatori distinguono almeno 4 tipi di memoria.
La memoria di lavoro, la memoria episodica è nell'ippocampo dove i neuroni sembrano memorizzare il contenuto degli eventi
La memoria semantica: i ricordi non rimangono sempre nell'ippocampo. Durante la notte il cervello li trasmette in repliche e li dispone in altre aree della corteccia.
La memoria procedurale quando ripetiamo la stessa azione più volte.
Le sinapsi si rafforzano quando i neuroni a essa connessi si attivano a vicenda: la famosa regola di Hebb, coattivarsi è connettersi.
Con gli attuali strumenti di indagine neuro immaginativa possiamo direttamente vedere nascere i bottoni sinaptici e dall'altra parte della sinapsi i germogli assonali esattamente come su un albero in primavera ogni volta che si verifica un apprendimento.
Manteniamo una mente aperta giacché siamo ben lontani dall'aver compreso perfettamente il codice con cui il nostro cervello funziona; quindi ci vuole la curiosità come un motore base della ricerca che spinge a raccogliere tutte le informazioni possibili moltiplicando l'attenzione e ponendosi le giuste domande che orientano l'osservazione stessa e una volta che si ottengono le risposte soddisfacenti li si ha il rilascio di dopamina che corrisponde al successo dell'impresa dell'apprendimento un vero e proprio godimento psicofisico.
L’apprendimento del linguaggio evidentemente è basato sull'immensa plasticità del cervello: ogni bambino è in grado di imparare tutte le lingue del mondo. Basterebbe che gliele parlassero.
Il cervello è predisposto all'apprendimento anche prima che venga influenzato dall'ambiente. Infatti in utero prima di ricevere anche il minimo input sensoriale, il cervello, i muscoli e perfino la retina sono già attraversati da un'attività spontanea.
I neuroni sono cellule eccitabili che si attivano spontaneamente e i cui potenziali di azione si organizzano in massicce onde che si spostano attraverso i tessuti.
La plasticità sinaptica agisce quindi senza che vi sia per forza bisogno di interazioni con il mondo esterno.
Durante il terzo trimestre di gestazione il confine tra innato e acquisito sfuma progressivamente a mano a mano che il cervello, già ben formato, inizia ad adattarsi al mondo interiore e a quello esteriore.
In un bambino molto piccolo ogni secondo che passa si fanno e si disfano milioni di sinapsi
La cosa buona è che poiché i nostri circuiti rimangono fissi manteniamo per tutta la nostra vita una traccia sinaptica inconscia di alcuni apprendimenti precoci anche se sono divenuti obsoleti; per esempio perché stiamo imparando nuovamente qualcosa i nostri circuiti cerebrali tengono una traccia nascosta dei nostri inizi.
Tutti i bambini vengono al mondo muniti di una ricca conoscenza un insieme di ipotesi universali.
I loro circuiti cerebrali sono ben organizzati, cosa che assicura di avere forti intuizioni in ogni sorta di dominio. Oggetti, persone, tempo, spazio, numeri, sinapsi e connessioni si modificano costantemente ogni volta che apprendiamo nuove conoscenze.
I pilastri dell’apprendimento sono l'attenzione, il coinvolgimento attivo, il ritorno dell'errore e il consolidamento.
Ci sono milioni di elementi esterni che si presentano nei miei sensi; essi non entreranno mai davvero nella mia esperienza perché non sono interessanti per me. Quello che percepisco è ciò a cui accetto di prestare attenzione. Solo quegli elementi che io noto danno forma alla mia mente. Senza un interesse selettivo l'esperienza sarebbe un caos completo. Solo l'interesse dà luce all’ombra e configuri una prospettiva intelligibile del mondo.
William James, Principi di psicologia, 1890.
Fare attenzione significa selezionare
'esplorazione attiva del mondo è essenziale per il corretto sviluppo della visione.
Un organismo passivo impara molto poco.
La curiosità non è effetto; è la molla.
La memoria è un sistema rivolto al futuro non al passato.
Il suo ruolo non è quello di guardare indietro ma al contrario inviare informazioni al futuro perché riteniamo che ci saranno utili.
La curiosità è presente fin dalla più tenera età ed è parte integrante della nostra biologia di uomo neurale. La curiosità è una forza che incoraggia esplorare.
L'appetito per la conoscenza passa attraverso il circuito della dopamina.
Il grado di curiosità predice l'attività del Nucleus Accumbens e dell'area tegmentale ventrale: due regioni essenziali del circuito cerebrale della dopamina.
L'avidità di conoscenza determina la profondità della memoria.
Per essere curioso si deve essere consapevole di ciò che non si sa e forse perfino della velocità dell'apprendimento.
In altre parole deve avere fin dalla più tenera età delle facoltà meta- cognitive. La meta cognizione è cognizione della cognizione, cioè un insieme di sistemi che supervisiona l'apprendimento e valuta continuamente ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo, se ci sbagliamo oppure no, se siamo veloci o lenti e così via: tutto ciò che noi sappiamo della nostra mente.
Premiare la curiosità non pulirla.
Fare esperienze, fare errori e imparare dagli errori, agire nella pratica è imparare dall'esperienza.
In coinvolgimento attivo.
I tre pilastri dell'apprendimento sono solo l'apprendimento avviene solo se il cervello amplifica gli impulsi sensoriali appropriati, cioè se sviluppa attenzione, se ne usa per produrre una predizione impegnativa e se riesce a determinarne la correttezza: cioè se ne riconosce l'eventuale errore.
Il cervello cerca di anticipare gli impulsi e aggiusta le proprie attenzioni in base alla sorpresa, all'improbabilità, all'errore associato alle informazioni.
Imparare significa ridurre l'imprevedibile.
Prevedere, rilevare l'errore, correggersi, sono gli elementi fondamentali di un apprendimento profondo e efficace.
La memoria è un sistema rivolto al futuro e non al passato il suo ruolo non è quello di guardare indietro ma il contrario di un inviare informazioni utili al futuro perché riteniamo che ci saranno utili.
Il nostro cervello non smette mai di imparare. Ogni notte il nostro cervello consolida ciò che si è imparato durante il giorno.
E’ il sonno che provoca l'apprendimento. Il legame tra sonno e apprendimento è profondo.
Conciliare l'educazione con le neuroscienze
Vedi la tesi della Boccalini.
La maggiore e più grave difficoltà della scienza umana pare che si incontri proprio là dove si tratta dell'educazione e dell'istruzione dei fanciulli. Michel de Montaigne, Saggi, 1580.
Il bambino non è una tabula rasa priva di ogni traccia di sapere. Possiede già fin dal primo anno di vita una vasta gamma di conoscenze su oggetti, numeri, probabilità, sparsi persone bambine neanche una spugna che assorbe docilmente la struttura del suo ambiente.
Il cervello non è una rete di neuroni malleabile che può essere modellata dall'impensabile sensoriale a piacimento perché tutti i grandi fasci di connessioni sono presenti già dalla nascita e la plasticità cerebrale per quanto indispensabile non fa che perfezionare gli ultimi millimetri delle nostre connessioni.
L’apprendimento non avviene passivamente per mera esposizione ai dati o grazie a una lezione, al contrario il bambino è uno scienziato in erba che genera costantemente nuove ipotesi.
Il cervello è un organo sempre all'erta che impara mettendo alla prova i modelli che proietta sul mondo esterno.
Commettere un errore non significa essere dei cattivi studenti. Sbagliare è parte integrante dell'apprendimento perché il nostro cervello può regolare i propri modelli solo quando scopre un divario fra ciò che si aspettava e la realtà.
Il sonno non è solo un periodo di riposo; è parte integrante del nostro algoritmo di apprendimento: un momento speciale durante il quale il nostro cervello fa girare ciclicamente i suoi modelli e amplifica dalle 10 alle 100 volte ciò che imparato durante la giornata.
No; le macchine non sono in grado di superare il cervello umano che rimane per ora il più veloce, più efficiente e meno dispendioso sistema di energia di tutti i dispositivi di elaborazione dati: una vera e propria macchina probabilistica che riesce a estrarre ogni spicchio di informazione da ogni episodio della giornata e a trasformarlo durante la notte in conoscenza astratta e generale in un modo che non siamo ancora in grado di riprodurre con i nostri computer.
Fin dalla nascita ogni bambino possiede ricchi nuclei di competenze: la conoscenza degli oggetti, il senso del numero, l'istinto per le lingue, la comprensione delle persone, sono tutti in moduli cerebrali già presenti alla nascita.
Nei primissimi anni di vita ogni giorno vengono create e distrutte miliardi di sinapsi: un fenomeno che rende il cervello particolarmente ricettivo a certi tipi di apprendimento.
Parliamogli seriamente, rispondiamo alle sue domande, anche a quelle più difficili senza esitare a usare un vocabolario elaborato, spieghiamogli il mondo che lo circonda.
Non bamboleggiare i bambini.
L'idea che ognuno ha il suo modo, il suo stile di apprendimento è un mito fesso. Tutti abbiamo gli stessi circuiti regolatori di apprendimento, le aree cerebrali responsabili della lettura, del calcolo mentale, della matematica, sono con uno scarto di pochi millimetri uguali per tutti compresi i bambini lesi sensorialmente, ciechi, sordi.
L'attenzione è la porta d'ingresso dell'apprendimento, ciò implica rimuovere accuratamente ogni fonte di distrazione: libri di testo super illustrati, classi troppo decorate, lettere, cifre distorte o animate, sono tutti passaggi che fanno distrazione e gli impediscono la concentrazione.
Un allievo passivo difficilmente impara; rendiamolo più attivo, provochiamolo.
Bisognerebbe che la sua mente brillasse per curiosità, avida di curiosità, e generasse costantemente nuove ipotesi.
Fa sì che un’ora di lezione sia un momento di piacere; premiamo ogni sforzo premiando l'esito e togliendo lo stress che blocca un apprendimento; incoraggiamo gli sforzi; smettiamola di far credere ai bambini che tutto sarà facile, adottiamo una mentalità progressista non rigida.
Aiuto i bambini ad approfondire il loro pensiero.
Rendere le condizioni di apprendimento più difficili, costringere gli studenti a un impegno e a uno sforzo maggiore spesso porta a una memoria migliore.
Accettiamo e incoraggiamo gli errori. L'errore è la condizione stessa dell'apprendimento; non punirlo e correggerlo subito, rapidamente, in modo che capisca.
Incoraggialo a ripassare continuamente. L'apprendimento non è sufficiente; è necessario consolidarlo. Solo l'automatizzazione libera la corteccia prefrontale che diventa disponibile per altre attività.
Lasciamo i bambini a dormire: Dormire aiuta a fissare l'apprendimento.
La scuola dovrebbe dedicare molto più tempo alla formazione dei genitori; è probabilmente l'intervento più efficace perché possono essere i preziosi sostituti e i prolungamenti dell'insegnante e possono essere dei soggetti che osservano le difficoltà dei loro figli.
Vanno ingaggiati nel percorso di formazione come si dovrebbe fare anche nel percorso clinico allorché il genitore è uno strumento a domicilio che aiuta le cure e che informa sulla sintomatologia.
da Dehane Stanislas, Imparare; il talento del cervello; la sfida delle macchine, Raffaello Cortina editore 2019