Nizzoli Umberto, Valutazione ed efficacia dei trattamenti dei disturbi del comportamento alimentare, Piccin, Padova, 2004. Euro 15,00

Il testo tratta il tema spinoso, attuale e necessario della valutazione e dell’efficacia dei trattamenti nei disturbi del comportamento alimentare.
È un tema spinoso, perché la parola “valutazione” talvolta fa alzare muri difensivi in chi dirige e in chi opera. Chi ha il potere e la responsabilità vuole tenerli, e le valutazioni (di un’unità operativa, di un servizio, del sistema dei servizi) hanno sempre il sapore del cambiamento: ci vuole fiducia per credere che sarà un cambiamento migliorativo, o se non altro fertile e proficuo almeno in alcuni dei suoi aspetti; inoltre, interrogarsi sul funzionamento del proprio servizio, sui risultati prodotti, sull’efficacia del lavoro clinico svolto presuppone apertura e disponibilità alla critica e all’innovazione. La diffidenza, a questo punto, può essere altrettanto elevata nell’operatore, che talora vive la valutazione (del servizio, ma soprattutto dei metodi di intervento, dei piani di trattamento, degli esiti delle cure ai suoi pazienti) come un’intrusione nella quotidianità di un lavoro clinico magari consolidato da lunga e appassionata esperienza; valutazione significa compilazione di moduli, somministrazione di strumenti psicometrici ai pazienti, ma ancor più accettare l’idea, spesso indigesta per un clinico, che la complessità, la creatività e lo stile personale dei suoi interventi psicoterapeutici siano passibili non tanto di giudizio e di revisione, perché questo avviene (e deve avvenire!) nel confronto con i colleghi, nelle supervisioni e nella formazione, quanto di una misurazione. La valutazione va di pari passo, e presuppone, programmazione e misurazione: il lavoro clinico e l’organizzazione / funzionamento del servizio saranno tradotti in dati, percentuali, rispondenza o non rispondenza a degli indicatori, analisi dei dati, che saranno utilizzati per programmare il futuro, decidere circa l’allocazione delle risorse, rimodulare le prestazioni, gli interventi, l’organizzazione del servizio e le relazioni con gli altri servizi ed agenzie.

È un tema attuale, perché sono tempi di ridimensionamento delle risorse e perché le richieste dei cittadini ai servizi per la cura dei disturbi del comportamento alimentare sono in crescita: in parte perché la diffusione di tali disturbi è attualmente piuttosto elevata, in parte perché i cittadini sono ora più informati circa queste patologie e si rivolgono con maggiori frequenza, consapevolezza, aspettative ai servizi competenti.

La valutazione di efficacia diventa pertanto parte integrante e fondante del rapporto di trasparenza, fiducia e responsabilità reciproche tra il terapeuta, il servizio, il paziente, la cittadinanza. In questo senso la valutazione dei trattamenti, in tutti i campi della cura e dell’assistenza, è un tema anche necessario, ma nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare vi è un elemento peculiare per cui questo libro assolve, per il fatto stesso di essere stato scritto, ad un compito fondamentale, ed è un elemento propriamente clinico ancor prima che organizzativo o di programmazione: si chiama narcisismo.

Le persone che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare presentano una fragilità narcisistica, che le rende estremamente vulnerabili alla critica, alla delusione, all’attenzione troppo intensa o troppo flebile dell’altro, ma al tempo stesso le imprigiona in un vissuto di superiorità o, comunque, nella convinzione di essere persone “a statuto speciale”. Nel percorso di cura è importante che il paziente sperimenti altri vissuti (quello della propria finitezza, della possibilità di fidarsi degli altri, dell’appartenenza e della condivisione), cosicché il bisogno di arroccarsi in posizioni difensive e autodistruttive si attenui. I terapeuti e i servizi devono costituire dei modelli attendibili ed evolutivi per i loro pazienti e quindi devono, per primi, consolidare l’appartenenza alla comunità scientifica, condividere metodi, risultati, successi e fallimenti, fidarsi del confronto con i colleghi impegnati sulle stesse patologie in altre realtà e con quelli che curano altri quadri clinici.

Come evidenziato nel volume, gli studi di efficacia dei trattamenti occupano uno spazio piuttosto modesto nella letteratura sui disturbi del comportamento alimentare, ma è davvero ora di implementare la ricerca (cap. 6), di analizzare criticamente la letteratura (capp. 3 e 4), di conoscere meglio gli strumenti di management strategico (cap. 5), di esaminare puntualmente le esperienze cliniche, dei contesti ambulatoriali, ospedalieri, setting individuali e gruppali (capp. 7, 8, 9), ma soprattutto di familiarizzare con la cultura e con la mentalità della valutazione come parte integrante di un’attività clinica consapevole, responsabile e qualificata.

La completezza e la chiarezza espositiva facilitano la lettura di questo testo, che farà sentire operatori e responsabili dei servizi per i disturbi del comportamento alimentare meno isolati nel loro lavoro, compresi nelle loro condivisibili incertezze e diffidenze, stimolati ad intensificare la ricerca, lo studio della letteratura, l’interesse per l’innovazione.
A cura di Chiara Covri

La presente recensione è stata pubblicata anche online, alla pagina
http://www.regione.emilia-romagna.it/tossicodipendenze/dipdoc/pub_Nizzoli_valutazione.htm
nel sito di Dip&Doc, Rete Regionale dei Centri di Documentazione della Regione Emilia Romagna