Cambiamento climatico: importante sì ma si fa e si sa ancora troppo poco. Le conseguenze per la salute.

Mi chiama una importante onlus che si occupa delle persone con disturbi mentali

e del comportamento in un’area del nord Italia. Vogliamo dare vita a una scuola che affianchi la nostra esperienza. Una scuola di specialità sui disturbi mentali e sulle dipendenze. Lei accetta di farne il direttore. Perché no? Faccio io.

Ci vediamo per stendere il programma di formazione. Prima di stamparlo lo facciamo circolare tra una serie di operatori che potrebbero essere interessati a iscriversi alla scuola. Facciamo un sondaggio per calibrare i contenuti sui bisogni e sugli interessi dei giovani che pensano di diventare professionisti del settore.

Tra le materie avevo messo gli effetti del riscaldamento climatico sulle persone fragili. Si sa che del climate change soffrono di più oltre ai grandi anziani, i bambini che hanno il cervello in sviluppo, i giovani che non hanno ancora sufficiente autocontrollo e poi tutte le persone che per motivi organici, l’asma il diabete l’obesità, o psichici, i nevroticismi le psicosi l’ansia l’anoressia, sono più fragili.

E’ chiaro che fronteggiare i problemi del cambiamento climatico è, dovrebbe essere, una priorità anche degli interventi in sanità.

Eppure……

Eppure l’argomento non ha trovato nessuna adesione tra i potenziali studenti della scuola di specialità. La sensibilità è ancora molto bassa.

A questo punto il lettore potrebbe dire, vabbè, questa roba è successa nel nord-est. Qui da noi invece…. Qui da noi niente, non va meglio neanche di una virgola. E non è un problema campanilistico.

Il 12 maggio 2024 la rivista medico scientifica più importante al mondo, il New England Journal Medecine vol.5 n.5 pubblica una ricerca mondiale che si spiega già dal titolo: Climate Change Action: Important but Lagging, l’ azione contro il cambiamento climatico: è importante ma iè n ritardo.

Hanno condotto una ricerca su medici, dirigenti di ospedali, personale sanitario, rappresentanti di agenzie di volontariato sanitario. Ne esce un quadro contrastante tra priorità e azioni.

Ben il 91% degli intervistati a livello globale afferma che per loro personalmente è importante, molto importante o estremamente importante che la propria organizzazione sanitaria attui politiche e processi sostenibili dal punto di vista ambientale e introduca linee-guida per aiutare la popolazione e in particolare i più fragili a fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico. Tuttavia, l’82% degli intervistati afferma che le politiche e i processi della propria organizzazione in materia hanno un valore minore o addirittura nullo.

Nullo! Stiamo entrando ina situazione di forte cambiamento ambientale, lo sappiamo tutti, casomai molti sono anche molto preoccupati ma di interventi concreti e competenti quasi niente.

Mi ha colpito cosa ha spiegato Lisa Patel, professoressa di pediatria alla Stanford.

“C’è una discrepanza tra la percezione di quanto sia importante la sostenibilità ambientale e ciò che effettivamente si è in grado di offrire”.

A mio modo di vedere c’è un enorme gap tra quel che si spera e quel che si fa. Finora la pioggia di notizie sul cambiamento climatico ha spaventato molti ha dato vita a cortei e proteste o ha fatto scrivere bei documenti. E’ ora di passare ai fatti. Ma serve formazione; che significa conoscenze e consapevolezza per la popolazione e formazione professionale per i professionisti della salute, tutti, medici infermieri biologi tecnici sanitari.

Mi sa che nel corso di specializzazione ci lascio anche la serie di lezioni sul cambiamento climatico. 

(citazione: www.umbertonizzoli.it )