Quando si è ragazzi ci sono battute o frasi che ti impregnano la mente: nella loro ricorsività suscitano emozioni che si ripetono ogni volta che ascoltiamo quella frase: lo stimolo parola rievoca un ricordo e la correlata emozione. A volte sono battute che scatenano l’ilarità solo in chi conosce l’attore e gli antefatti; altre volte sono frasi apodittiche, specie di moloc linguistici che identificano determinati gruppi sociali.
Nella giovanile competizione campanilistica che si faceva coi “cugini” di oltre Enza ci si gettava addosso ritmicamente: reggiano dalla testa quadra cui inesorabilmente seguiva: l’hai tonda perché i pidocchi ti hanno mangiato gli spigoli. Ognuna delle parti, delle fazioni, si sentiva ripagata dall’epiteto lanciato ai “cugini” e le iniziali offese si trasformavano in rinforzi della propria identità. Sembra di sentirli ancora quei ragazzi dirsi, sì, ho la testa quadra, ma non la vivo come un’offesa. Diventa il (nostro) segno distintivo. Si faticava a riconoscerlo, si fa sempre fatica a riconoscere i meriti dell’avversario, ma l’avversario diceva proprio le cose come stanno: il reggiano ha la testa quadrata. Cioè è concreto, pratico, più incline alla clinica che alla teoria. Da bravo reggiano allora non mi limito a fare gli auguri come in questi giorni si fa spesso lanciandoli qua e là come un rituale. In questi giorni capita di ricevere gli auguri da perfetti sconosciuti. Auguri, si sente dire da un tale sconosciuto che sta entrando od esce da un negozio; lo dice come un buongiorno e un saluti.
Vorrei augurare che i sogni di ognuno possano avverarsi, che il nuovo anno sia pieno di soddisfazioni. Perché questo possa davvero avverarsi bisogna però che le persone credano davvero nei loro sogni, che vi credano intensamente. Ma non basta. Prima ancora di desiderarli molto bisogna fare loro una specie di check-up: devono essere realizzabili. Ecco il punto! Come spiegava Assagioli, fondatore della psicosintesi, se si alza lo sguardo del desiderio troppo oltre l’orizzonte delle personali risorse si finisce col rimanere frustrati. Il desiderio roderà dentro, insoddisfatto e renderà amara la vita, ferita dalla mancanza e dal vuoto che la vacuità del desiderio genera. Occorre allora un serio check-up che metta in chiaro alla persona stessa quali siano le sue risorse e le sue vocazioni, coi miei pazienti per analizzare questo concetto uso di solito la parabola dei talenti. Auguro quindi innanzitutto di realizzare i propri talenti e le proprie vocazioni.
Una volta individuati quel che si può essere e si arriva al livello motivazionale che fa sentire quella realizzazione una specie di dovere etico verso il valore della persona, occorre cominciare un cammino. I sogni senza una pianificazione conseguente rimangono desideri inevasi.
L’inizio di un nuovo anno, così come i simboli che si condensano in questi giorni di festività, sono un crinale esistenziale delicato: vi si concentrano propositi e bilanci. Per alcuni rappresentano un passaggio difficile in cui si rievocano le perdite, i lutti e gli insuccessi. Per alcune persone sono giorni difficili da attraversare.
In epoca di bilanci comunque è inevitabile vedere le carenze e fare dei propositi. E’ curioso come persone tra loro con caratteristiche divergenti approccino lo scavalcamento dell’anno con intenzioni augurali simili. Speriamo che vada sempre così, unifica depressi e fortunati: i primi se lo augurano spaventati dal peggio che sentono incombere mentre i secondi se lo augurano gaudiosi. Oltre a loro si aggiungono gli scaramantici, se lo augurano a parole per non dire davvero quel che sperano in fondo ai cuori col timore che col dirlo si vanifichi la loro speranza.
La larga parte delle persone spera che le cose vadano meglio; infatti i depressi sono “solo”, si fa per dire il 9% della popolazione adulta ci ha detto questa settimana l’ultima ricerca sullo stato di salute mentale degli americani (come sanno i lettori di questa rubrica noi italiani non disponiamo di dati epidemiologici attendibili). Speriamo che vada meglio, dice l’aria augurale che si sparge da una bocca all’altra, di casa in casa. Auguri.
Ma perché vada meglio occorre vedere cosa le persone si augurano che vada meglio. Mi è capitato di sentire alcune delle interviste di strada che un gran numero di mezzi di comunicazione mettono in onda. Lei cosa si aspetta dal nuovo anno? chiede il giornalista a chi passa.
La pubblicità è un veicolo straordinario per formare i desideri della gente, ma spesso le offerte centrate su un prodotto o l’altro, uno smartphone, la play o un tv vengono nella seconda fila delle risoluzioni attese.
La gente vuole il meglio, più salute, più soldi, più fortuna. Vuole guadagnare di più e risparmiare di più.
Le tante ricerche fatte da un rotocalco o da un’organizzazione di studio delle tendenze e degli interessi dei consumatori, insistono su essere più sani, più belli, più amati.
Quando pensano più a sé gli obiettivi comuni oscillano fra godersi la vita al massimo, trovare l’amore, trascorrere più tempo con i propri cari.
Purtroppo, molti non sono poi efficaci nel raggiungere quegli stessi obiettivi. Rimangono lettera morta per il seguito dell’anno salvo poi riapparire alla prossima scadenza. Come un mantra che si ripete a cadenze prefissate, l’augurio si trascina instancabile. L’augurio che voglio fare è che i sogni non restino lettera morta ma diventino realtà. Allora ci vuole un piano. Perché il divario tra intenzione e azione, soprattutto quando si tratta di comportamenti relativi alla salute, è lampante.
Farò più attività fisica, mi riposerò meglio, perderò di peso, smetterò di fumare, …..
Come si può evitare di fare l’ennesimo fallimento?
Ecco allora alcuni criteri che possono aiutare a diventare più performanti e soddisfatti di sé, cioè a rendere i sogni (quelli alla portata, à l’arsana) realtà. Che si realizzino i sogni che risolvono i problemi, quelli di salute innanzitutto.
Per prima cosa pensa positivo. Un modo per rendere più raggiungibile un obiettivo di salute è concentrarsi sugli effetti positivi del cambiamento desiderato più che tenere nel rimosso gli effetti negativi. Vedi più le tue risorse dei tuoi difetti; apprezza i tuoi lati positivi ed impegnati a valorizzarli più che affliggerti per le mancanze. Non sottoporti a torture anche se possono sembrare centrate sull’obiettivo che desideri: prima o poi cesseresti di sottometterti ed allora tutto sarà vanificato. Se ad esempio vuoi sentirti meglio con te stesso o se vuoi smettere di metterti continuamente sotto processo per il troppo criticismo, concentrati su nuove opportunità o impara ad avvicinarti alle situazioni difficili con più tenerezza, empatia e consapevolezza. E’ molto significativa la lezione che si ricava dagli studi sul trattamento dell’obesità o del binge eating. Se ci si concentra su una dieta si ottiene sì un risultato a breve ma ci sarà un peggioramento poi: l’impegno per cambiare sfuma inesorabile. Molto meglio imparare a mangiare a intervalli regolari trattenendo e gestendo le proprie emozioni piuttosto tagliare tipi e quantità di alimenti.
Non farti bloccare dalla vergogna o dalla presunzione. Parla dei tuoi problemi, ovviamente con chi ti fidi; anzi, fallo solo con chi ti fidi. Parlare con qualcuno – un amico, un familiare o un medico, ti assicura che gli obiettivi che hai scelto (i sogni da realizzare) sono realistici. Inoltre gli amici sono una rete di sostegno nelle difficoltà e d’altra parte sono un pungolo a perseguire il cambiamento, cioè ad essere più responsabili con sé stessi.
Impara a scegliere gli obiettivi (definire i desideri) è importante. Spesso si avverte che sono malposti o grandiosi, per niente intelligenti. Prendi ad esempio desideri del tipo “vivi la vita al massimo”: non lo trovi generico? E’ un obiettivo con tanti modi di essere diversissimi tra di loro. Serve più concretezza e precisione. Scegli un obiettivo “intelligente”, cioè chiaro e specifico, misurabile così ti rendi conto se e quanto lo stai avvicinando, dentro alle tue risorse, che preveda in modo chiaro quali azioni fare, e metti con realismo il tempo prevedibile per ottenerli. Avere un obiettivo intelligente prevede darsi un piano per realizzarlo, e un calendario in cui farlo.
Focalizzati sul percorso più che sul risultato finale. Concentrarsi troppo sull’esito finale (che non si è ancora raggiunto) porta a frustrazione e crea infelicità. Impara invece a goderti il viaggio e gioisci per i piccoli passi che sai fare ogni giorno. Un modo per festeggiare è quello di creare un piano di ricompense positivo per risultati raggiunti sulla strada verso un obiettivo più grande.
Il mondo che ti circonda non dipende da te: accadono cose che non ti piacciono per niente. Dal mondo ti arriveranno stimoli negativi. Impara a prevederli: immaginarli in anticipo ti fa costruire delle strategie per fronteggiarli meglio. Cerca di essere flessibile altrimenti rischi di abbandonare l’obiettivo appena sorgono degli imprevisti.
Ricordati sempre del “perché” ti stai impegnando: coltiva i tuoi sogni, non limitarti a farti i buoni propositi a inizio di anno. Considera sempre i vantaggi che otterrai con il successo. Ricordare il perché dei propri desideri aiuta a tenere alta la motivazione.
Lo dico sempre ai miei pazienti: tieni nota dei tuoi risultati e sii soddisfatto dei successi, invece di lamentarti per le mancanze.
Ho trovato molto azzeccato l’augurio dell’APA: concentrati su ciò che stai facendo bene e sarai sulla buona strada per soddisfare i tuoi obiettivi. Anche oltre oceano c’è qualcosa di a’rsan. Auguri
Umberto Nizzoli