leggendo la cronaca delle violenze di studenti a scuola mi interrogo..
Una delle caratteristiche più evidenti del mondo in cui viviamo sembra essere la violenza.
Si ha violenza quando si scatena l’aggressività contro qualcosa o qualcuno. L’aggressività diffusa è il risultato della competitività permanente: oggi le persone hanno un accumulo di tensioni che possono diventare distruttive per se stessi e per gli altri. Ci sono meno regole e più opportunità, ogni cosa lascia intendere che l’individuo possa sempre primeggiare non importa con quale mezzo, eventualmente anche tramite la violenza. Il diffondersi delle relazioni aggressive è coerente con quanto detto finora a proposito dell’evoluzione del modello di società in cui viviamo, ma ancora una volta si impone una lettura multipla del fenomeno. In positivo, più gente oggi ha il senso dei propri diritti e della propria autoaffermazione; in negativo, c’è un sacco di violenza, sopraffazione, bullismo.
Il fenomeno della devianza minorile risulta difficilmente quantificabile; spesso non è conosciuto dalle autorità giudiziarie perché le vittime tendono a nascondere quanto a loro successo o a non sporgere denuncia, rendendo in questo modo parziali i dati ufficiali sulla devianza. Nella devianza rientrano comportamenti assai differenziati, dal bullismo ai disturbi della condotta, dall’uso di sostanze alle baby gang.
Le teorie psicologiche hanno tentato di spiegare il fenomeno considerando diversi fattori, in particolare:
– gli aspetti fisici, genetici ed ereditari;
– i disturbi psichiatrici e psicopatologici;
– le caratteristiche della personalità;
– la disorganizzazione, le disfunzioni e le disgregazioni familiari;
– la struttura sociale.
Il comportamento deviante, infatti, può essere visto come un modo per comunicare, per esprimere in modo più evidente un messaggio, allo scopo di amplificare i significati che vuole trasmettere e allo scopo di affermare e difendere la propria identità.
Una distinzione concettuale può essere fatta tra disagio e devianza minorile. Per disagio s’intende una sorta di “difficoltà a crescere”, tipica soprattutto dell’età adolescenziale. Si tratta della difficoltà ad affrontare i compiti evolutivi che stimolano il ragazzo a superare con successo la fase evolutiva in cui si trova. Ma alcuni fenomeni sono oggetto di attenzione particolare: la devianza di gruppo, i giovani violenti multiproblematici ed il bullismo.
Le bande giovanili sono caratterizzate, al loro interno, dalla presenza di un leader, da una struttura gerarchica ben delineata, da un senso di appartenenza molto forte dei suoi membri e dalla permanenza nel tempo del gruppo. Il senso di coesione interna al gruppo è forte, per la presenza di codici di comportamento definiti e di precise regole. Alcuni segni di riconoscimento verso l’ambiente esterno possono essere rappresentati dall’uso di uno specifico linguaggio, o dall’utilizzo di modi di vestire e di presentarsi facilmente identificabili. Le azioni delle bande giovanili consistono, in generale, nel controllo di una parte del territorio, in azioni devianti e delinquenziali, e in possibili scontri con le bande rivali. Tra i reati che vengono compiuti dagli adolescenti in gruppo figurano soprattutto il vandalismo e il furto. Una caratteristica sembra essere la noia, e l’esigenza di misurarsi con sensazioni forti. Le azioni trasgressive di gruppo che i giovani compiono in termini di sfida alle regole adulte, servirebbero proprio per superare la noia della realtà quotidiana. Quest’ipotesi non esclude la commissione di altre azioni devianti in gruppo con il preciso scopo strumentale di ottenere particolari vantaggi.
Il fenomeno non è tipico di una specifica classe sociale, ma è trasversale a tutti i ceti sociali. Il fenomeno non è ancora organizzato per gruppi etnici e speriamo non succeda.
Si possono identificare tre tipologie di delinquenti violenti: i delinquenti violenti con storia di problemi di salute mentale, i delinquenti con storie parallele di abuso di sostanze e salute mentale ed i delinquenti con storia di abuso di sostanze. Un celebre studio americano sui giovani violenti multiproblematici ha individuato quattro tipi di problemi rilevanti per la delinquenza giovanile: i problemi scolastici, i problemi relativi all’uso di droghe, i problemi di salute mentale ed i problemi di vittimizzazione.
La devianza giovanile accade in un momento storico in cui cresce l’aggressività, sommersa nella sofferenza, difficile da comunicare, negata in tante famiglie. Fatta non solo di episodi cruenti ma anche strisciante nelle frustrazioni e nelle rabbie di tanti, nell’insoddisfazione delle depressioni striscianti, nelle invidie rabbiose, nelle condotte auto-lesive o nelle condotte anti-sociali, violente, da branco.
Occorre raccogliere la sfida posta dalla devianza giovanile secondo un’ottica di prevenzione, intervenendo prima che il reato venga commesso, individuando soggetti a rischio di violenza e/o multiproblematici, per sviluppare progetti finalizzati alla promozione delle abilità sociali e personali.
Si sa che programmi di prevenzione globale inseriti nel corso scolastico riducono i comportamenti adolescenziali antisociali e l’abuso di droghe mentre aumentano le competenze sociali, la performance scolastica e l’interesse per la scuola. Questi programmi prevedono di lavorare contemporaneamente e separatamente con gli studenti e coi genitori oltre che con gli insegnanti.
E’ dimostrato che il programma di prevenzione dell’abuso di droghe basato sulle scuole è anche efficace contro la violenza ed il bullismo.
I ricercatori sui fenomeni della violenza hanno rilevato che le strategie di prevenzione scolastici per inibire l’abuso di sostanze possono funzionare anche per ridurre la delinquenza e la violenza adolescenziale.
Gli studi confermano che comportamenti diversi come l’abuso di droghe o le condotte violente o addirittura i comportamenti multiproblematici possono avere cause comuni; perciò vanno “bersagliati” assieme.
Chi adotta condotte violente è di norma un frustrato, insoddisfatto e rabbioso: meriterebbe di essere curato. Ma quando questi fenomeni emergono occorre responsabilmente opporvisi per tentare di porvi un argine anche con l’uso della forza della legge.