Quando vedo iniziative di salute pubblica di questo profilo rimango affascinato. Vorrei che anche nel nostro paese ci fosse un’autorità che si spendesse in modo altrettanto competente per l’educazione alla salute ed il miglioramento delle condizioni di benessere della popolazione. Infatti la salute non è solo una condizione personale legata a fattori più o meno fortuiti; è anche una costruzione sociale, un prodotto sociale. Chi governa dovrebbe preoccuparsi di “produrre” salute per i propri cittadini. Ciò succede solo raramente; ma lasciamo perdere, sarà un discorso per una prossima volta.
Mentre faccio queste considerazioni già sento il coro dei connazionali che si alza per auto-incensarsi: come non lo sai? Noi già da tempo facciamo questo e quello. E giù con lo sciorinare di iniziative, di solito più che modeste se prese per il loro valore scientifico, che hanno larvatamente il sentore di quanto costoro hanno sentito la mia affermazione lesiva dei (loro) onori.
In effetti di iniziative se ne fanno molte ma spesso sono improvvisate, basate sul buon senso degli organizzatori e quasi mai raggiungono livelli tali da potersi trasformare in strumenti efficaci e validati. Rimangono come belle esperienze personali e poco più.
Ebbene, sfidando questi sciovinisti, segnalo un’iniziativa benemerita di SAMSHA. Substance Abuse and Mental Health Service Administration. Anzi, visto che ci sono, rincaro. Praticamente ad ogni momento di formazione cito questa enorme istituzione, SAMSHA, ed invito a seguirla: è una miniera di informazioni ed inoltre aggiornate, il che non è poco se consideriamo che certe realtà nel nostro paese danno dati vecchi di anni.
Dal loro sito è possibile scaricare KnowBullying, un’applicazione gratuita messa in opera da SAMHSA stessa con lo scopo di prevenire il bullismo.
Una serie di fattori sia sociali che individuali e familiari favoriscono la formazione di comportamenti da bullo. L’altro, anziché una persona con cui rapportarsi, diventa un oggetto per dimostrare la propria potenza (prepotenza). La grandiosità di sé ed il predominio sull’altro si rinforzano vicenda. Chi fa il bullo ha bisogno di darsi forza usando gli altri per sgabelli della propria supponente forza (modestia). In fondo, incontrandoli, si scopre che sono soggetti fragili e con pochi strumenti che ricorrono alla brutale prepotenza per darsi quell’immagine che altrimenti sono nel profondo convinti di non avere. I bulli diventano corvi sociali da rieducare e spesso con loro si dovrebbero rieducare le loro famiglie.
Chi fa atti di bullismo è di norma una persona con disturbi della personalità meritevoli di trattamenti specifici.
Purtroppo, come ci ha insegnato la psicopatologia, persone simili fanno stare male gli altri che hanno attorno: danneggiano l’ambiente, con loro attorno si vive male; e danneggiano altre persone. Anche a distanza di anni ci sono ragazzi danneggiati dall’avere subito atti di bullismo; diventati insicuri, ansiosi e sempre sospettosi verso il mondo. Così si avanza nel mondo a fatica: bisognerebbe conservare l’ottimismo e l’apertura mentale. Ma quando si è stati ghermiti dal bullismo, perseguitati ed umiliati si possono formare vergogne difficili da dire che ostacolano lo sviluppo. Molte volte la vittima di bullismo non ha il coraggio di parlare, di raccontare. E’ spaventata, ferita. Si sente impotente. C’è bisogno di saperla ascoltare, per tirarla fuori dal “buco nero” in cui l’ha gettata il bullismo.
Sembra difficile, a volte lo è e diventa necessario l’aiuto di uno specialista. Ma se si interviene precocemente si possono evitare futuri gravi problemi. Basterebbe poco. Vediamo.
La ricerca scientifica dimostra che i genitori e gli adulti (operatori scolastici o sanitari) che trascorrono almeno 15 minuti al giorno a parlare con il loro figliolo (studente, assistito) possono costruire le basi per un rapporto forte ed aiutare a prevenire il bullismo. Sembra un consiglio banale ma le vite reali passate nel tumulto del quotidiano non lasciano sempre il tempo per fare una cosa che sembra ovvia: parla con tuo figlio, fallo tutti i giorni e parlagli in modo personale.
Il tempo che si passa col minore in una relazione personale contribuisce a rafforzare la fiducia dei figli (studenti e assistiti) e costruire strategie efficaci per affrontare il bullismo, nel caso in cui questi (bambini e bambine) siano vittime di bullismo o siano impegnati nel fare bullismo, o siano testimoni di azioni di bullismo.
Ecco allora il suggerimento: “Prendetevi qualche minuto e fate amichevolmente un “check-in”, chiedendo della scuola, dei loro amici, dei successi e degli insuccessi e delle eventuali sfide che devono affrontare.
Per molti può non essere facile avere un dialogo semplice e diretto. Molti adulti hanno bisogno di essere aiutati ad imparare a stare coi propri figli. Ci sono associazioni di volontariato che funzionano benissimo da auto-aiuto, ad esempio AGE. Ma per chi non se la sente di parlare costruttivamente col proprio ragazzo o ragazza ecco che l’applicazione KnowBullying offre tanti semplici metodi per instaurare un dialogo. Sono introduzioni di conversazione per iniziare una discussione con il figlio (studente e assistito).
Scorrendo gli elementi che si ritrovano nella App si trovano le introduzioni di conversazione: con un avvio facile e rilassato per fare conversazioni significative con i ragazzini. Poi ci sono i suggerimenti per Imparare delle strategie specifiche per prevenire il bullismo suddivise per fasce di età: dai 3 ai6 anni, dai 7 ai 13, e per i ragazzi più grandicelli.
Ci sono i segnali di pericolo in modo da riconoscere precocemente se il bambino è impegnato nel bullismo, se ne è vittima o se ne sia testimone.
Vengono offerte anche dei suggerimenti pratici, tipo “Parlate con il vostro bambino (ragazzino) quando è il momento giusto e quando ci si sente ok: ad esempio in un momento tranquillo mentre si cammina assieme per strada o si va a scuola o durante un gioco, oppure durante la cena, o infine mentre si è fuori per rilassarsi.
Oggigiorno è necessario confrontarsi coi social media. E’ intollerabile sentire genitori, casomai autocompiacenti, disdegnare di prendere confidenza coi social network. Ricordo mio padre che era orgoglioso quando mio fratello più grande prese per primo in famiglia la patente per guidare l’auto. L’avrei trovato faceto se avesse fatto il supponente dicendo, che bello quando si andava tutti col cavallo. O peggio se fosse stato invidioso. No. I figli vanno seguiti nell’avventura di crescere e bisogna partecipare al loro mondo con entusiasmo. Allora a proposito dei social media l’indicazione è “Condividi con tuo figlio (tua figlia) le strategie di successo e cerca consigli utili tramite i messaggi di Facebook, di Twitter, le e-mail e le altre App”.
C’è anche una sezione specifica per gli educatori (gli insegnati, il personale scolastico e delle agenzie formative, i sacerdoti) su come prevenire il bullismo in classe o nei gruppi e sostenere i bambini che ne sono vittime.
Insomma KnowBullying è una App che usando i media mira a dare il potere di prevenire il bullismo in mano ai genitori, agli educatori ed agli operatori. Peccato che sia in inglese. Possibile che non ci siano finanziatori per dare ai nostri cittadini strumenti così? Ma questa è un’altra storia dei problemi che dovrebbe affrontare il nostro paese per crescere.
Umberto Nizzoli